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intorno ai quindici anni di età, entrai in conflitto con il mio allenatore per divergenze tecniche e tattiche. Non potendo trasferirmi ad altra società, decisi di cambiare sport. Approdai così alla appena nata Fiamma-Atamar, due squadre in una.

Disputammo una partita formale per adempiere le fasi provinciali. Essendo le uniche due squadre, una delle due vinse, e passammo il turno, ma poi convergemmo tutti in una sola compagine e affrontammo la fase successiva. Il Bari non si presentò e vincemmo la fase regionale. Poi fu la volta del Catania a dare forfait e ci ritrovammo in uno stadio avanzato del campionato senza avere incontrato ostacoli. L'avversario successivo ci aspettava in casa: L'Aquila.

Viaggiammo in treno. Ognuno di noi indossava la maglietta dello stesso colore, ma i pantaloncini erano diversi, le calze anche e le scarpe di ogni tipo: da calcio, da tennis, da basket.

Entrati in campo i nostri antagonisti avevano le divise complete ed eleganti, coperte da tute raffinate. non solo. Appena alleggeriti dalle coperture, i ragazzi venivano massaggiati con olii da personale specializzato e i nostri occhi erano stupefatti ed allibiti.

La musica in campo fu suonata da loro soltanto, che sfrecciavamo a velocità inaudita davanti a noi che non toccammo palla. Perdemmo 90 a 0. Indimenticabile!

Finì così l'avventura, prima di tornare al volley.